Ho voluto dare un titolo “ad effetto” per questo argomento scottante; capita molte volte che arrivino nel mio studio persone con plichi di analisi per le Intolleranze alimentari, convinte che la causa dei problemi legati al peso, alla salute e al loro malessere sia imputabile a “qualcosa che il mio corpo non digerisce”.
Attenzione! Facciamo chiarezza!!! Prima di tutto, impariamo ad usare la terminologia corretta. Il termine Intolleranza andrebbe applicato in senso stretto a quelle condizioni in cui un enzima necessario per la processazione di un determinato nutriente è inattivo; classico esempio: l’Intolleranza al Lattosio (causata da una inattività della Lattasi, enzima che processa lo zucchero nel latte). Per verificare tale Intolleranza si fa ricorso all’analisi del respiro, Breath test al Lattosio, appunto.
Le allergie (fenomeni completamente differenti dalle Intolleranze) sono caratterizzate dalla comparsa di disturbi anche gravi appena o entro pochissimo tempo dall’assunzione di un determinato alimento; le immunoglobuline che entrano in gioco sono le IgE (anche in questo caso esistono analisi del sangue specifiche che valutano lo spettro delle IgE in toto e in relazione a vari alimenti).
Talvolta alcuni sintomi (pancia gonfia, cattiva digestione, stanchezza anomala) possono comparire dopo giorni rispetto all’assunzione di un alimento; questi casi vengono classificati come “reazioni avverse”, vale a dire una reazione anomala dell’organismo rispetto ad un cibo che è, di base, innocuo. Recentemente, la comunità scientifica sembra essersi accordata sul fatto che queste reazioni siano mediate dalle immunoglobuline IgG; al momento, l’analisi e la valutazione di queste immunoglobuline è il solo test abbastanza accettabile. Tutti gli altri test NON hanno validità scientifica!
Lo stesso test delle IgG, tuttavia, ha i suoi limiti perché queste immunoglobuline risultano alterate dopo che si sono assunte grandi dosi di uno specifico alimento (e anche quando il sistema immunitario, per varie ragioni, è “in allarme”).
La soluzione migliore è farsi seguire da un professionista serio ed eventualmente ricorrere ad una “dieta ad eliminazione” (si allontana quel cibo per un certo lasso di tempo per poi reintrodurlo).
Molto spesso, sottolineo, non è “la maledizione dell’essere intolleranti” MA uno scorretto stile di vita su più fronti che causa uno scompenso soprattutto a carico dell’intestino (protettore e difesa del nostro corpo) l’origine dei disturbi più o meno cronici.
Mangiare meglio, muoversi di più, garantire un buon riposo rimangono le basi della migliore terapia.
Dott.ssa Elena Maria Bisi
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