Se si pensa che seguire una sana alimentazione serva solo a perdere peso, si pensa male; non solo, ma si pensa in modo riduttivo e con il rischio di seguire corretti regimi alimentari solo per poco tempo.
Sostengo continuamente che per intraprendere seri e duraturi cambiamenti servano delle motivazioni forti; sicuramente, il non gradire l’immagine di sé che rimanda lo specchio è una spinta iniziale, il primo passo. Tutti i passi successivi trovano forza nella presa di coscienza che mangiare BENE ha una valenza globale sia sull’individuo che sull’intero sistema circostante sia esso sociale (più educazione), sia economico (meno spese a carico dei sistemi sanitari), sia ambientale (minor spreco e maggior attenzione alla qualità dei prodotti).
A supporto di quanto sopra scritto, porto come esempio uno studio pilota della Wake Forest University di Wiston-Salem che riguarda il rapporto tra alimentazione e Alzheimer. L’Alzheimer è una grave patologia neurologica a decadimento cognitivo che rappresenta un problema incombente nella società attuale (civilizzata).
Sono stati considerati 17 pazienti, 11 dei quali con declino cognitivo lieve; queste 17 persone sono state divise in due gruppi casuali ciascuno con un differente regime alimentare; i due regimi alimentari sono stati poi scambiati dopo una pausa di washout. Prima e dopo la dieta sono stati analizzati il microbiota, i metaboliti, sostanze rilasciate dai batteri e marcatori dell’Alzheimer nel fluido cerebrospinale.
Ne è risultato che i pazienti con declino cognitivo presentano un microbiota più ricco di batteri pro-infiammatori e che un regime alimentare chetogenico-mediterraneo ben bilanciato favorisce la produzione di sostanze utili a contrastare i processi neurodegenerativi. Questo studio suggerisce che l’Alzheimer è associato a variazioni nella composizione della flora batterica intestinale e che una corretta e sana alimentazione può modulare il microbiota in modo da impattare sulla demenza.
In buona sostanza, si riconferma il fatto che l’intestino è il secondo cervello dell’uomo, in “comunicazione” con il cervello superiore e in grado di alterarne le funzionalità. Una cattiva alimentazione, uno stile di vita inadeguato, la mancanza di riposo incidono negativamente sulla qualità e sulla quantità della flora batterica intestinale, mettendo a repentaglio il corretto funzionamento del microbiota e di conseguenza alterando le funzioni cognitive.
Serve ancora sottolineare quanto una vera alimentazione sana incida sulla nostra vita? O restiamo fermi al mero concetto di “chili sulla bilancia”?
Dott.ssa Elena Maria Bisi