Essendo una persona che non ama particolarmente vantarsi o sbandierare il proprio titolo di studio, spesso mi capita di passare in incognito ed avere la possibilità di ascoltare quello che viene detto o suggerito nei vari ambienti. Il mantra in assoluto più ripetuto è: “Devo dimagrire, lo so, eh… ma è una tortura: non riesco a togliere i carboidrati!!! E come si fa, poi? Non hai più vita sociale, non riesci a stare in piedi!”; peggio ancora, quello che sento suggerire da alcuni istruttori in palestra è proprio la solita frase: “Togli i carboidrati!”.
Ora, se ho l’occasione, con tutta la calma interiore che riesco a trovare, mii fermo e spiego alla persona in questione cosa significhi alimentarsi correttamente; se invece non riesco, preferisco andare a sbollirmi in una lunga camminata.
Non si deve in alcun caso sottovalutare l’importanza dell’alimentazione!!! E’ il carburante del nostro organismo, è il primo farmaco che si introduce nel corpo e come tale le opzioni sono due: può fare tanto bene o può fare davvero tanto, tanto, tanto male.
Per questo è fondamentale sapere quello che si sta dicendo e/o suggerendo!
I carboidrati NON vanno eliminati. I carboidrati (assieme a proteine e grassi) compongono la miscela perfetta che alimenta ogni parte del nostro organismo, cervello compreso.
È quindi doveroso fare una distinzione e una precisazione: non sono i carboidrati “il male oscuro”, ma la qualità degli stessi. Ci sono carboidrati che hanno un alto indice glicemico e/o un alto carico glicemico, e come tali favoriscono i processi infiammatori ed impediscono l’utilizzo dei grassi come fonte energetica, e ci sono i carboidrati che supportano il processo antiinfiammatorio, antiossidante e arricchiscono l’organismo di micronutrienti indispensabili al corretto funzionamento psicofisico. I primi derivano dalle farine, dai cereali, dal miele, dallo zucchero e da tutti i prodotti raffinati da essi derivati. I secondi derivano dalle verdure, dagli ortaggi, dalla frutta.
Quindi, NON si deve in alcun caso eliminare i carboidrati; vanno invece riequilibrati incrementando l’utilizzo di quelli favorevoli (verdura, frutta) e diminuendo l’apporto di quelli sfavorevoli (farine, cereali, etc); è ovvio che il tutto va poi inquadrato in funzione della persona, dall’età, dal grado di allenamento, dalla predisposizione a determinati fattori di rischio e da altre variabili che solo il dialogo con un professionista può rilevare.
È doveroso porre moltissima attenzione a quello che si dice, perché fa la differenza tra uno stato di Benessere ed uno stato di malessere.
Dott.ssa Elena Maria Bisi
Biologa Nutrizionista
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