Facciamo un po’ di chiarezza su un macronutriente fondamentale: i Carboidrati. Comunemente, il termine “carboidrato” richiama alla mente solo i cereali, gli amidi e i loro derivati. Se dovessimo chiedere ad una persona media il nome di un carboidrato la risposta immediata sarebbe: “pasta, pane, riso, farro, pizza, biscotti…”
In realtà, non è così. Nella categoria dei Carboidrati rientrano a pieno titolo anche le verdure, gli ortaggi e la frutta. Quindi, lasciamoci alle spalle la suddivisione arcaica in carboidrati semplici e complessi e iniziamo a suddividerli in Carboidrati favorevoli (verdura, frutta, ortaggi) e Carboidrati sfavorevoli (cereali e amidi).
Perché sfavorevoli? Per la loro stimolazione dell’Insulina, ormone che se presente in dosi corrette è fondamentale per regolare la presenza di zucchero nel sangue e il suo ingresso nei tessuti, ma se prodotto in modo eccessivo comporta seri problemi: impedisce l’utilizzo degli acidi grassi come fonte energetica (bloccandone la liberazione dal tessuto adiposo), stimola la sovrapproduzione di altri ormoni proinfiammatori, innalza il rischio di sindromi metaboliche.
E’ dunque molto importante iniziare a spostare il consumo di carboidrati verso quelli favorevoli, riducendo notevolmente (e in relazione alla persona e alle sua caratteristiche) quelli sfavorevoli.
E le fibre? E le vitamine? Un piccolo esempio può dare l’idea:
115 gr di peperoni contengono 9 gr di carboidrati, 160 microgr di Vitamina A, 174 gr di Vitamina C e 2,2 gr di fibra
12 gr di riso integrale contengono 9 gr di carboidrati, non contengono Vitamina A e C e 0.2 gr di fibra.
Si potrebbe obiettare che, aumentando la grammatura del riso, si arriva alla quota desiderata di fibra; certo, ma a fronte di un notevole incremento del carico glicemico, con conseguente incremento eccessivo di Insulina.
Dott.ssa Elena Maria Bisi – Biologa Nutrizionista
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